A Vincenzo Giudice
 
A Vincenzo Giudice
Mio zio Vincenzo Giudice (Enzo) è stato un valente pittore e poeta. In sua memoria dedico questa pagina che comprende alcuni sonetti familiari che lui componeva generalmente in occasione di feste o ricorrenze varie. Alcune poesie e pitture le ho pubblicate nel sito www.paolograppasonni.it.
Buona lettura.
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Un amico, ma soprattutto un poeta, ritrovato ancora, pur dopo tanto tempo, con la stessa carica di affetti e con la stessa passione per la poesia, oggi, forse, più colma di nostalgia per la sua terra: la Sicilia, o meglio, Siracusa.
Poesia addensata di memorie, talvolta amare talvolta felici, ma sempre evocazione di incantati momenti dell’infanzia, in una terra ricca di sole e di odori, restata sempre viva nell’intimo del cuore.
Questo è Vincenzo Giudice, un pittore di talento che sa fare anche poesia. Una poesia che ha interiorizzato sapori e atmosfere cui l’età ha conferito una patina di mistero e di dimensione più commovente.
Le misure del verso e le cadenze ritmiche paiono spesso tradizionali e sono invece solo occasionali perchè Giudice sembra trascrivere immediatamente sulla carta il proprio sentire, le proprie immagini poetiche; e nemmeno sembra preoccuparsi della esatta collocazione, o della carenza, di rime e persino, in casi eccezionali, della estrosità di alcuni termini lessicali: anzi a me pare che proprio là si evidenzia questa apparente inadeguatezza, il verso acquisti una sua forza, un vibrante affiato naif dal vago sapore di “lauda”: “così è festa di gioia, di confetto/ festa d’amore e di tenero affetto” (Il Battesimo). Per non dire di un’altro vago sentore di “ballata”, come in “Ciao frangetta”: “... O piccola frangetta/ di tutti sei diletta”, che è anche una (accorta?) ingenuità di rime, di ritmi e di contenuti, molto efficace nella sua realistica semplicità.
In altre poesie, specialmente quelle sui miti e i luoghi o le circostanze della sua vita in quella bell’isola, nomata Siracusa, dove sorge fresca e dolce la fonte degli Dei, Aretusa, c’è una ricerca linguistica più esplicita con incisi mitologici e un più classicheggiante periodare e dove si evidenzia una certa consonanza con il poeta siracusano Salvatore Quasimodo (“Più nessuno ti porterà laggiù/ nell’isola d’oro, dove cocente! il sole che nel ciel brucia l’azzurro! scalda la pietra ed il nero carrubo! e la terra che odora di limoni”, in “Elegia del cuore”).
E ci sono ancora altri spunti, quasi piccole cronache di piccoli fatti (Il maestro della nuvoletta - Joy - Tormento di madre. etc), che se analizzati, ci porterebbero ancora più lontano tra i molteplici interessi del poeta in una variabilità di ambientazioni e anche di toni.
Ma resta sempre intatta l’impressione di un poeta naturale e spontaneo in ogni momento della sua creazione.

Vinicio SAVIANTONI
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FESTA DI COMPLEANNO
(a Gigi Grappasonni per i suoi 70 anni)

Eri ragazzo, studiavi il solfeggio,
ricordi Gigi? Da che mondo è mondo
cercavi di studiarlo proprio a fondo,
soffiando a più non posso in quell’aggeggio.

Prima il cielo ti ha sorriso, poi il peggio
è passato. Oggi, un giorno assai giocondo:
ti amano tutti d’un bene profondo;
te lo dimostra questo caldo armeggio.

La moglie, i cugini, i figli, i nipoti,
le amorose sorelle Grappasonni,
attorno i quali allegramente roti,

ti augurano di cuore e senza inganni
di essere stimato come pochi nonni
e goderti alfin …… altri settantanni.
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AUREE NOZZE
(a Gigi e Elena per le nozze d’oro)

Meglio di un secolo valgono quest’ore
se dei ricordi s’infiamma qualcosa;
nuovi rivivrete passi d’amore
della breve giornata generosa.

La vita turbinando ognor ci affanna,
continua imperterrita ad avanzare,
ma noi, anche se nolente essa ci inganna
festeggiam questo tempio familiare.

Cadean le prime bombe, non lontane
dalla Montagnola e da Tre Fontane
in quel tempo. Già dopo i cinquantanni

cadono forse i dolci disinganni,
cari Elena e Gigi. Ora in bèa riunione
il bacio aspettiam dell’aurea unione.
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A PAOLO GRAPPASONNI
(per i suoi 50 anni)

L’Italia infuriava nelle bufera
quando nascevi cinquantanni fa;
ora la furia è tanto più leggera,
ma si profila una certa ansietà.

Dietro il tuo modesto vivere pieno
s’apre come eclettico paesaggio
il lato tuo più colto senzameno:
fine scrittore di un insigne saggio.

Vuoi o no, Paolo, sei pure poeta,
e di abili giochi di luce e scatto
che accanto a Elisabetta ti completa

facendo di te un eccelso ritratto.
L’augurio nostro, affettuoso e vero
è quello di abbracciarti per intero.
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CARO NOSTRO CELESTINO
(in ricordo della scomparsa di Celestino Bottello)

Se n’è andato, senza un batter di ciglia.
Amico impagabile e generoso,
viveva solo per la sua famiglia,
dolce compagno e buon padre affettuoso.

Piangiamo insieme, piangiam tutti quanti
la grande perdita, che è poi di tutti.
Ci ha lasciati davvero così affranti,
sgomenti, increduli, come distrutti.

La sua Settimia, moglie assai adorata,
avvilita, si affligge di dolore,
ma lei pure con l’anima straziata

pensa il passato e all’eternato amore.
Oh caro, caro nostro Celestino
lassù rimarrai più a noi vicino.

La sua Liguria, terra tanto amata
veniva da lui spesso ricordata.
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COSI’ RICORDO FEDERICO
(in ricordo della scomparsa di Federico Bottello)

- Come ti chiami? – Ico, risponde lieto
e sorridente e con quei begli occhioni
mi guarda col suo fare irrequieto.
Tutto felice, stava ciondoloni

sulle braccia di Liliana, quel giorno.
Era il primo nipote conosciuto a Roma.
Sul suo vestitino adorno
spiccava un capo biondo e riccioluto.

Nobil figura, così lo ricordo;
saldo e bello, con tutti affettuoso,
mai una contesa, un solo disaccordo

che potea creare un segno scabroso.
La moglie, i figli, la madre, il fratello,
volti ora al ciel miran tanto gioiello.
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BUON COMPLEANNO LINA
(per il compleanno di Lina Bernoldi)

Il tiepido autunno sta per andare
via, ma riporta dolcemente a Lina
i begli anni lieti da ricordare
e quella bella arcaica cittadina.

Lasciò Gonzaga ancora giovinetta
per Roma, dei cristiani colle aprico,
ma, donna istruita, un buon impiego accetta
presso l’Istituto del Dramma Antico.

Oggi ti manca qualche cosa, anzi una,
la tua cara Luigia, amica e sorella
e pensarla è cosa che ci accomuna

che ad ogni occasion si rinnovella.
Ora siam qui, in grazia di Dio riuniti
per festeggiar Lina e …. i cibi squisiti.
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A PINA
(per il compleanno di Giuseppina Grappasonni)

“Aggradisci un augurio arriverente,
Pina, pè l’onnomastico tuo, qua,
che te possa accordà l’Onnipotente
‘n’antri cent’anni de tranquillità”.

Soltanto per te Pina, in romanesco
ho scritto i precedenti quattro versi,
mentre quei pochi che io appresso pesco,
inutilmente non andranno spersi.

Oggi, il tuo diletto Gino tu pensi,
dai modi gentili e superbe tempre,
ricordandone gite e lazzi intensi.

Ed hai ragione! L’amasti e per sempre.
Ma adesso, tu cara, me lo prometti?
Sei attorniata da amorevoli affetti.
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A SETTIMIA
(per un compleanno di Settimia Grappasonni)

Il poeta Vincenzo Cardarelli:
“E’ la Liguria una terra leggiadra”,
disse, ove mare, fiori, ulivi inquadra.
A Roma colse un giorno, fra i più belli,

te Settimia, di quel giardino il fiore.
Ad ogni piè sospinto ti commuovi,
ti prodighi per tutti quanti e provi
un sentimento tenero d’amore.

Non esser triste, gioisci, come oggi;
hai bei figli ed altrettanti nipoti,
un buon marito, molto affettuoso,

le tue sorelle, presso cui ti appoggi,
tuo fratello, i parenti a te devoti
ed amici dall’animo festoso.
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ADRIANA
(per un compleanno di Adriana Grappasonni)

Dopo la religiosa riverente
Lella e Pina, la non meno vezzosa,
poetiam di te, Adriana, amabilmente.
Dall’aria bonariamente ritrosa

e così per lungo tempo scontenta,
a volte sbotti e con piena ragione,
pur se la tua timida gioia tenta
d’avere la meritata attenzione.

Presa da innumerevoli fatiche
pieghi le braccia e alterni qualche volta
a la casa, le sorelle tue amiche.

Ti siamo più vicini Adriana. Ascolta:
ti auguriamo tutti mille e un giorno
come questo e di starti sempre attorno.
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AUTUNNO DOLCE
(per un compleanno di Gabriella Grappasonni)

Lella, ecco i versi di un altro sonetto
che ti cantano i begli anni compiuti
e il tuo autunno di si nobile aspetto
augura che siano ancor ben goduti.

Qui non sentirai gli alberi frusciare
quando s’alza il vento, né del ruscello
l’argentino scorrere e melodiare,
come a Vallegrascia, il dolce fringuello.

Ma Roma, dove sei nata e cresciuta,
t’ha visto donare quel puro amore
che, con ombra di mestizia, or t’aiuta

a ricordare in Chiesa col Signore.
Coi figli affettuosi e i bei nipoti
i tuoi giorni non saran mai vuoti.
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VALLEGRASCIA
(dedicato alla ridente frazione di Montemonaco (AP)

In questa valle verde che t’invita
a goder dell’aria, ove i Fioravanti
han dato parte della loro vita,
con segni modesti eppure raggianti;

ringraziamoli per quanto hanno fatto,
stringendo le mani ad Angela e Lella
per lo squisito ed affettuoso tatto.
Con cibi molto buoni e roba bella

ci hanno ammannito questo bel soggiorno
da farcelo ricordare ogni giorno.
A Vallegrascia, la qual si mantiene

ad ottocento metri e più d’altezza,
se vi sarete comportati bene,
ritornare potete con certezza.
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Vincenzo Giudice e sua moglie Liliana De Filippo
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buona lettura